domenica 7 novembre 2010

Delenda est

Arcadia non è mai esistita. Non c'è mai stato un tempo idilliaco senza macchia, un Paese senza peccato. Ma c’è stato un tempo in cui, in Italia, l’oro era più dello sterco, l’incanto era più del raccapriccio.

Artisti, menti brillanti, capolavori, meraviglie, un lascito impossibile da dilapidare, pareva, capace di tenerci ancora in gioco, nonostante tutto, nella partita della dignità culturale. Le luci abbaglianti di ieri e qualche recente lampadina illuminano questo giorno mediocre, pacchiano e grossolano. Un passato più edificante che nefasto rischiara un presente più nefasto che edificante. Niente dovrebbe basarsi esclusivamente su ciò che è stato ma, ehi, bambina, qua non c'è altro.

Quel patrimonio è divenuto eredità, l’eredità è divenuta pensione minima, quella paghetta è divenuta stampella, su cui s’arrocca arrogante una Giovine anziana Italia che copre l’antica e sciupata bellezza con un trucco volgare e cafone.
Quella stampella si è troncata. Questo Paese senza limiti si è scontrato con un limite.

Pompei che crolla è il simbolo di un passato mirabile che non riesce più a sostenere e giustificare un presente troppo pesante, troppo squallido. Spalle larghe, larghissime, che non bastano più, che si arrendono.

Infiltrazioni dicono. Sì, in Italia ci sono sempre infiltrazioni. Una copertura in cemento armato troppo gravosa. Già, una copertura.

Non si può vivere a rimorchio del passato, bisogna andare avanti. Bravi, ci siamo riusciti, giusto in tempo per il centocinquantesimo.

4 commenti:

bizio ha detto...

e quando anche grillo diventa serio, vuol dire che siamo seriamente nella merda.

- Grillo - ha detto...

Sì, è strano.

Ho deciso, torno scemo.

ilprof ha detto...

eh però, quanto c'hai ragione.

- Grillo - ha detto...

Cioè, ho ragione che torno scemo?

Ciao ilprof, ma ne hai scritti altri di libri? Sennò io che leggo, le poesie di Bondi?